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al testo di Marco Montoncello
i padri
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Nella fragranza vivo e assorbo l’essenza di un ventre morbo e rimasugli di vitalità remote schiocchi di dita, e fruscii di note.
Di rimembranze stanze fraterne Scorgere negli occhi il sale bagnato nel tumulto di una fanciulla asciutta che arde e teme il salgemma salato.
Incontrare la fronte e il volto con impunita di un padre ormai stolto amando ormai più di se stesso quello che chiamano, è te stesso.
Passando per ore in sudore sentendo il suo grande fragore di tenui gesti che san di brillore. Del pesto che odoran i soli padri in certe serate cambiate di ladri Di tesori mortali che portano i padri.
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